Piave di Marco Visentini

Il Piave, o la Piave, come in origine era chiamato, è, fra i fiumi italiani, quello forse più legato alla storia contemporanea e alle cronache del suo paese. Il suo nome fa pensare subito alla prima guerra mondiale, per i cui fatti storici è considerato sacro alla patria.La parte meridionale del suo corso divenne una linea strategica importante nel novembre 1917, in corrispondenza della ritirata avvenuta in seguito a Caporetto. Dopo il passaggio sulla riva destra del resto delle armate italiane e la distruzione dei ponti, il fiume diviene la linea di difesa contro le truppe austriache e tedesche che, nonostante svariati tentativi, non riuscirono a valicarlo. La difficoltà dell'attraversamento fu anche dovuta al periodo di piena, a seguito delle forti piogge. La linea resistette fino all'ottobre 1918 quando, in seguito alla battaglia di Vittorio Veneto, gli avversari furono sconfitti e si giunse all'armistizio. Anche la tragedia del Vajont, avvenuta il 9 ottobre 1963,  vide protagonista il fiume, che inghiottì i milioni di metri cubi d'acqua riversati dalla diga, assieme alle innumerevoli vittime di Longarone e delle località circostanti. Il fiume nasce nelle Alpi Orientali e più precisamente nelle Alpi Carniche, alle pendici meridionali del Monte Peralba, nel comune di Sappada, in provincia di Belluno, a quota 2.037 m s.l.m.. La sua foce è nel Mar Adriatico, a Nord-Est di Venezia, presso il porto di Cortellazzo, fra Eraclea e Jesolo. È il quinto fiume d'Italia per lunghezza, fra quelli direttamente sfocianti in mare ed è interamente contenuto entro i confini del Veneto, nonostante il bacino idrico tocchi parzialmente le province di Pordenone, Trento e Bolzano. Attraversa il Comelico, il Cadore e la Valbelluna in Provincia di Belluno e la pianura veneta, nelle province di Treviso e di Venezia, toccando le cittadine di Valdobbiadene, Nervesa della Battaglia, Colfosco, Ponte della Priula, Ponte di Piave, San Donà di Piave, Musile di Piave, Eraclea e Jesolo. Il forte sfruttamento idrico e il conseguente parziale abbandono del letto naturale del fiume, fanno del Piave uno dei corsi d'acqua più artificializzati d'Europa. A partire dalla seconda metà degli anni '90 ha cominciato a sorgere, di conseguenza, una questione ambientale legata al Piave, che ha portato alla richiesta, rivolta in particolare all'ENEL, di assicurare il minimo deflusso vitale dello stesso.

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