Reno di Luigi Tirapani

Il toponimo Reno ha origine celtica e significa sostanzialmente "scorre", "acqua che scorre" ed ha la stessa etimologia utilizzata per battezzare il ben maggiore (e omonimo in italiano) fiume tedesco.Il suo bacino idrografico, che si sviluppa nelle province di Pistoia, Prato, Firenze, Bologna (quasi l'intera Provincia vi rientra, salvo piccole porzioni montane, collinari e, soprattutto, parte del Persicetano e del Crevalcorese che tributano al Panaro e, quindi, al Po), Modena, Ferrara, Ravenna, è abitato da quasi 2 milioni di persone e comprende anche zone ad elevatissima concentrazione industriale (ad esempio l'area metropolitana bolognese) e assai sviluppate ed evolute dal punto di vista agricolo (ad esempio il comprensorio di Lugo-Massa Lombarda per la produzione di frutta e confetture); storicamente ha sempre costituito un'insostituibile cerniera fra Nord e Sud dell'Italia e, specialmente la sua valle, eccettuato il tratto iniziale più alpestre (sostanzialmente inaccessibile fino alla metà del secolo XIX), è sempre stato un comodo passaggio fra la Pianura Padana e il bacino dell'Arno. Nel tratto di pianura riceve da sinistra, a valle di Cento, soltanto il Samoggia (col suo affluente Lavino); mentre i maggiori tributi gli vengono dai quattro affluenti più lunghi, tutti da destra, che sono, nell'ordine: il fiume Idice (coi suoi affluenti Zena, Savena, Centonara, Quaderna), il torrente Sillaro col suo affluente Sellustra, il fiume Santerno (suo massimo tributario per lunghezza e portata media d'acqua alla confluenza) col suo affluente Diaterna e, infine, il fiumeSenio col suo affluente Sintria. Nel tratto di pianura, inoltre, riceve il tributo, diretto e indiretto, di numerosi canali di bonifica della pianura bolognese e ravennate, in parte anche attraverso il canale Navile (che vi affluisce a Passo Segni) ed il canale di Savena (che vi affluisce presso Gandazzolo), senza dimenticare il canale Riolo, il canale Lorgana, eccetera. A partire dalla confluenza del torrente Sillaro fino alla foce, esso rappresenta il confine storico-geografico tra Emilia eRomagna. Con uno sviluppo di 124 km di arginature (fra le più imponenti ed alte della Pianura Padana, visibili da chilometri di distanza edificate dai famosi "scariolanti" nel secolo scorso), il sistema idraulico del Reno è stato modificato da affluente di destra Po a bacino indipendente e le sue acque sono state deviate in canali artificiali come lo scolmatore di Reno (Cavo Napoleonico), il Canale Navile (dapprima chiamato Canale di Reno, ancora funzionante) ed il Canale di Savena (poi denominato Savena Abbandonato in quanto scorre nell'alveo che era del Fiume Savena fino alla sua immissione in Idice). Questi due, derivando rispettivamente le acque dallo stesso Reno (alla Chiusa di Casalecchio) e dal Savena (alla Chiusa di San Ruffillo) la restituiscono al Reno nel tratto di pianura. A conferma di quanto appena asserito, basti osservare che a circa 8 km dalla foce, in località Volta Scirocco (nelle immediate vicinanze della cascina Guiccioli, in località Le Mandriole, ove, il 4 agosto 1849, morì Anita Garibaldi, spossata dal caldo e dalla lunga fuga) il Reno è sbarrato da una diga lunga oltre 120 m che ha lo scopo di creare un invaso a monte di acque dolci con un livello del pelo libero di 150 cm circa su quello medio del mare, impedendovi la risalita dell'acqua delle maree, sì che vi possa attingere l'acquedotto di Ravenna. Sebbene a valle di Argenta, le dimensioni dell'alveo e le portate potrebbero consentirne la navigazione, seppure a natanti di modesta stazza, il fiume, se si eccettuano alcuni traghetti (ad esempio quello in località Sant'Alberto) non è assolutamente sfruttato a tale scopo; nemmeno l'ampio estuario, siccome lontano da centri abitati o insediamenti industriali. Durante il papato di Benedetto XIV (il bolognese Cardinale Prospero Lambertini), il fiume Reno fu soggetto ad una modifica idraulica fondamentale: dopo essere stato un affluente del Po in epoca alto medievale, sia da solo, sia congiuntamente col Panaro, il susseguirsi delle disastrose piene cui andava periodicamente soggetto, ne causarono un disalveamento ed un impaludamento nelle campagne ferraresi. Fu, allora, disalveato nell'ultimo tratto, fu scavato un canale artificiale di circa 30 km (Cavo Benedettino) con direzione verso il mare Adriatico e, questo, fu collegato con l'antico corso abbandonato del Po di Primaro, assumendo, pertanto l'aspetto attuale, con andamento caratteristico prima da sud a nord, poi, dopo una improvvisa curva a gomito (nei pressi della località Sant'Agostino), da ovest a est, fino all'ultimo tratto che piega decisamente verso nord dopo avere aggirato e sfiorato le Valli di Comacchio. Molta parte della letteratura individua ancora il tratto terminale di circa 40 km e la foce come "Po di Primaro". Dal punto in cui riceve le acque del torrente Sillaro, fino alla foce, il suo corso segna il confine naturale tra Emilia e Romagna.

Fonte Wikipedia

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